Iaia Caputo: biografia e pubblicazioni

 

«E a me cosa sarebbe accaduto? Dopo, intendo. Quando il tempo avrebbe ricomincito a scorrere, e la sua morte sarebbe rimasta come una bandierina infilzata nella geografia della mia esistenza a segnare il punto esatto del confine tra il prima e il poi. Perché adesso il dolore quasi mi toglieva il respiro. Il lutto è questo, mi dicevo in quei giorni: quando dentro di noi non resta spazio per nient’altro. Nient’altro se non la coscienza di quel che è successo, e quel che è successo è irreparabile.»

La versione di Eva (2022)

La versione di Eva (2022)

Quando muore, Eva Perón è ancora una ragazza, una ragazza che ha conquistato la devozione innamorata del suo popolo e ha lasciato tracce sensibili nell'immaginazione di tutto il mondo. Dal 1952 non ha smesso di tornare sulla scena come un fantasma, come un'apparizione, come un'allegoria. È rivissuta al cinema, nelle biografie storiche, nel musical, e continua a essere un personaggio del Novecento che sconfina oltre il limite del millennio e si presenta, in una luce cangiante e quasi feroce, a cantare la sua canzone. Iaia Caputo si sottrae alla "canzone", entra in Evita e al contempo la spia con gli occhi di testimoni diversi, la segue dall'adolescenza stracciata alla giovinezza di un riscatto che arriva morso dopo morso: giunta all'apice del potere, incarnando l'anima stessa del peronismo, esce presto di scena dentro la luce accecante di una santità malata. La "versione di Eva" è in realtà una versione che moltiplica le voci e disegna un destino ancora incompiuto, quasi che la determinazione di una donna inventrice di se stessa e cresciuta troppo in fretta fosse andata di pari passo con le maschere attraverso le quali il mondo ha creduto di conoscerla. Iaia Caputo racconta la bambina "bastarda", la giovane alla ricerca del successo nella Buenos Aires spietata e sfolgorante degli anni Trenta e la Signora dell'Argentina, la febbre dei gesti e il candore dell'ispirazione, la retorica inclusiva e il teatro dietro le quinte, la volgarità e l'eleganza, l'intelligenza politica e la dismisura delle sue passioni, racconta la spirale delle voci che l'hanno accompagnata, e ci sorprende con una nuova grana di voce, capace di riscrivere e reinventare non tanto quel personaggio ma l'ossessione che è diventato nella sua immaginazione.

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Il gusto di una vita (2020)

Il gusto di una vita (2020)

In queste pagine Iaia Caputo intreccia le due grandi passioni di una vita raccontando attraverso il cibo - assaporato, azzannato, rifiutato, gustato, cucinato, condiviso - il dispiegarsi dei suoi anni, e insieme quelli di un'intera generazione. Ecco dunque un'infanzia anni Sessanta a Posillipo, scandita da riti e divieti, da regole e felici solitudini, da grandi letture e un sentimento di sostanziale "inappartenenza" che la spingerà a "scavalcare impaziente i recinti per correre sempre più avanti". Una giovinezza improntata alla passione politica, condita da arancini afferrati al volo per strada e interminabili riunioni alla nicotina. E, infine, una maturità milanese, laboriosa e inquieta, dove la "guantiera di paste" non è che una copia sbiadita di quella che fu. Mentre profumi e sapori di ieri si alternano a un presente insonne e vorace, Iaia corre avanti e indietro nel tempo e si sofferma sui legami familiari, sui temibili pranzi della domenica, sull'angolo rustico di paradiso "Da Gigino", dove si festeggiava la fine della scuola sotto una pergola fiorita dividendo l'unica, gigantesca teglia di pizza lunga più di due metri. Tra le righe, lo "sfarinamento di un mondo che prelude al crollo", l'amore per i libri, quel "fazzoletto di terra d'esilio" da cui sgorga la voce della scrittrice, tesa a testimoniare il suo tempo attraverso lo sguardo della letteratura.

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Era mia madre (2016)

Era mia madre (2016)

Parigi. È qui che la passione per la danza ha condotto Alice, acrobata di un'esistenza precaria come la maggior parte dei suoi coetanei: la generazione senza futuro, quella immersa in un eterno presente che si sente derubata da chi l'ha preceduta. Il suo vivere fuori squadra e senza radici è in parte anche una sfida alla madre - insigne grecista, docente universitaria, alle spalle brucianti passioni politiche e un presente di dolenti disillusioni -, da sempre convinta che l'unico antidoto al caos e alle brutture del mondo è la bellezza; che ci si può considerare vivi fino a quando ci si lascia sopraffare dalla nuda poesia dell'esistenza. Dopo uno scontro feroce, la accompagna alla stazione e, mentre un giovane pianista "di strada" sta suonando con mani incerte una semplice melodia, la madre si accascia. A Napoli, dove la riportano in coma, quel corpo diventa per Alice uno scrigno di memoria e un enigma, a ogni nuova scoperta - sorprendenti segreti e impensate fragilità una figura sempre più mutevole e cangiante. Il ritorno a Napoli coincide per lei con il ritorno nella casa della sua infanzia, dove è costretta a una difficile convivenza con il padre, chiuso in una scontrosa solitudine. Iaia Caputo scava nel cuore di una figlia per arrivare al grande cuore di sua madre, per ripercorrere la catena dei giorni e dell'accadere, perché capita che infine sia il dolore che insegna l'arte di vivere.

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Il silenzio degli uomini (2012)

Il silenzio degli uomini (2012)

Gli uomini non parlano. Mai come in questo momento, gli uomini sembrano non avere le parole per "dire": la loro paura e il loro smarrimento, la loro fragilità e i loro desideri. Coloro che per millenni sono stati i dominatori del mondo da tempo non lo sono più e oscillano continuamente tra inedite libertà offerte loro dalle donne e la nostalgia degli antichi privilegi. No, gli uomini non sanno ancora parlare di sé, ed è in questo silenzio che Iaia Caputo coglie una "condizione tragica del maschile", che nella dismisura di una sessualità incapace di evolvere e nella scorciatoia della violenza ha le sue derive più preoccupanti. Così, l'autrice indaga sui padri che uccidono i figli ma anche sulla nuova paternità che ha scoperto la gioia della cura e della prossimità dei corpi; decodifica i gesti che hanno caratterizzato la politica e la sfera pubblica negli ultimi vent'anni, mettendone a fuoco l'arroganza, la volgarità e l'urgenza di costruire e denunciare un nemico; riflette sulle forme del desiderio maschile attraverso l'esemplarità del caso Marrazzo o dell'affaire Strauss-Kahn – passando, evidentemente, per il "ciarpame senza pudore" dell'era berlusconiana. Iaia Caputo cita dalla cronaca, intervista, ascolta, analizza e giunge ad affondare questa materia nella prospettiva primitiva in cui tornano, inaspettatamente attuali, i gesti di Medea, e quelli di una senescente classe politica, i Crono del postpatriarcato tanto disinteressati al destino dei propri figli quanto intrinsecamente misogini. Ma vi è in queste pagine anche l'elogio di una delle più grandi ricchezze del maschile, quello dell'epica: una narrazione che ancora oggi permette di rintracciare la possibile bellezza d'essere uomini, le sue contraddizioni e la sua complessità. Forse, il maschile potrebbe avviare una sua tardiva trasformazione solo rinunciando al privilegio di un silenzio che lo protegge ma gli toglie interi pezzi di vita. Perché le cose esistono solo quando impariamo a nominarle.

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Le donne non invecchiano mai (2011)

Le donne non invecchiano mai (2011)

Come si invecchia in una società cullata nel mito dell’eterna giovinezza? E le donne, come invecchiano nell’età della chirurgia estetica, delle creme anti-age e del lifting di massa? Tra i tanti diritti acquisiti che sono stati rimessi in discussione in questi anni, non staremo per caso perdendo anche il diritto di invecchiare in pace, di lasciarci alle spalle con serenità gli splendori del tempo che fu? Tutto è cambiato rispetto al recente passato. Per la prima volta nella storia, quella che un tempo era la “terza età” è diventata un’età di progetti, impegni, passioni, slanci. Una stagione della vita con lo sguardo rivolto a ciò che si può ancora realizzare anziché soltanto a quello che ci si è lasciati alle spalle. Eppure questa nuova libertà genera anche nuove forme di disorientamento e insicurezza, nuove paure sconosciute alle generazioni precedenti. Come se improvvisamente, soprattutto per le donne, fosse diventato “vietato invecchiare” in una società dove il vecchio è accettato solo se fa finta di essere giovane. Quella di Iaia Caputo è un’indagine a tutto campo che parte dalle esperienze e dai vissuti femminili per arrivare alle strategie delle industrie farmaceutiche, all’ossessione del corpo prodotta dai messaggi pubblicitari dominanti, alla presenza (o meglio all’assenza) delle donne nella nostra vita pubblica, all’idea stessa che abbiamo di maturità e di tempo.

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Dimmi ancora una parola (2006)

Dimmi ancora una parola (2006)

Una donna prova a raccontare la sua vita attraverso gli uomini che ha amato e le parole che diventano molto precocemente la sua passione e il suo mestiere. Il padre, il primo amore, l'amante, il marito, l'amico che coincidono con altrettante tappe della sua educazione sentimentale, eccessiva eppure esemplare.

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Di cosa parlano le donne quando parlano d'amore (2001)

Di cosa parlano le donne quando parlano d'amore (2001)

Un'indagine insieme personale e oggettiva sulle donne d'oggi, su come sono cambiate, su cosa chiedono e cosa offrono nel rapporto con gli uomini.

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